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La Posta

di ZiaAmaranta

Zia Amaranta sentì di voler viaggiare

quando vide a Fatazia un treno arrivare.
La
posta che dal mondo riceve

ecco che qui sotto

si appresta a pubblicare.

Andrew dall'Australia

Wayan da Bali

Kypanik dall'Alaska

David da Israele

Li Xian Yan dalla Cina

Imne dal Marocco

Sinéad dall'Irlanda

Wakanda bimba Sioux

Daiki dal Giappone

Olafur dall'Islanda

Maeva dalla Polinesia

 

Speciale Natale

Come la Zia

ha conosciuto Babbo Natale

 

 

Zia Amaranta,

bevendo un caffè a mezza mattina, 

controlla nella sua posta se c’è qualche letterina.

Oggi da molto lontano una missiva è arrivata.

La Zia non sta più nella pelle… è tutta agitata.

Son le 11 del mattino e il sole brilla del suo splendore infinito

eppure son le 7 di sera dove il messaggio è stato spedito.

Da un grande paese dall’altra parte del mondo

un simpatico bimbo vuole farsi sentire

E quando da noi è pieno giorno,

da lui è quasi ora di andare a dormire.

Ma bando alle ciance, non perdiamo tempo e stiamo a vedere

Cosa questo piccolo amico ci vuol far sapere.

 

“Hello Zia Amaranta,

mi chiamo Andrew e vivo in Australia. Ho avuto il tuo indirizzo dalla mia amica Jane che abita nella fattoria vicina alla mia. Io e Jane siamo molto amici, siamo nello stesso corso scolastico e ci sentiamo tutti i giorni, ma non ci incontriamo spesso perché abitiamo a 540 km di distanza. Qui in Australia le fattorie sono molto distanti dalla città, quindi i bambini che ci abitano non possono frequentare la scuola a meno che i genitori non abbiano un aereo per portarli tutti i giorni in centro. I miei genitori non possono permettersi l’aereo privato quindi io e mia sorella Susy ci colleghiamo con la nostra classe tramite webcam per le lezioni. I miei genitori, quando erano piccoli, facevano lezione tramite radio e conoscono i loro compagni solo per foto.

Nella nostra fattoria alleviamo pecore e mucche, abbiamo 6 cani e 3 cavalli che servono per radunare e sorvegliare l’allevamento. A me piace molto andare a cavallo. Abbiamo anche galline che ci forniscono uova fresche, caprette per il latte e coltiviamo l’orto. Durante l’anno è tutto molto tranquillo e silenzioso e, dopo le lezioni ed i compiti, passiamo il resto della giornata all’aria aperta. Nel periodo della tosatura, invece, la fattoria è tutta in fermento perché arrivano i tosatori che lavorano da noi solo in quei giorni dell’anno ed allora l’atmosfera cambia, c’è tanta gente in giro e tra i canti dei lavoratori, i rumori delle macchinette per tosare e i belati terrorizzati delle pecore c’è una gran confusione.

Quando io e Jane andiamo in campeggio ci divertiamo molto, è bello stare insieme a tanti altri bambini. Facciamo interminabili partite di football mentre Jane inventa balletti e canti con le sue amiche.  Mi piacerebbe conoscere qualche bambino aborigeno. Gli aborigeni sono la popolazione più antica dell’Australia che vive nelle zone più sperdute del deserto quindi è difficile entrare in contatto.

Ora cara Zia Amaranta ti devo salutare perché è arrivato il momento di cenare.

Io e Jane ti salutiamo con affetto ed invitiamo tutti i tuoi piccoli amici nella nostra fattoria… è molto grande e ci starebbero tutti!”

Dall'Australia col canguro

Saluti da Bali

Un profumo esotico aleggia a casa di Zia Amaranta stamattina,

che strano, sembra arrivare da una letterina!

La missiva questa volta il postino l’ha portata

dalla cassetta della posta la Zia l’ha recuperata.

Anche questa arriva dall’altra parte del mondo

da un luogo che per arrivarci

bisogna girar la terra tutta intorno

La scrittura sulla busta è molto strana

si vede proprio che arriva da una persona molto lontana.

Con delicatezza la Zia i lembi cerca di aprire.

Il profumo è talmente intenso che la fa quasi svenire.

La carta è leggera, sembra quasi una velina

E la scrittura è incerta sarà di un bimbo o di una bambina?

Sul dondolo in giardino la Zia si va ad accomodare

e leggendo quelle righe con la mente inizia a viaggiare.

 

Ciao Zia Amaranta,

sono Wayan di Bali, una piccola isola dell’Indonesia.

Il  mio è un piccolo villaggio dove vivono cinque famiglie, tutti i componenti delle famiglie abitano in case vicine le une alle altre circondate da un recinto. Io,  i miei genitori e la mia sorellina Angun viviamo presso la casa dei miei nonni. Più in là, mio zio ha eretto una piccola costruzione dove abita con la giovane moglie Lilith. Ci sentiamo tutti protetti in questo villaggio nel villaggio e il momento che mi piace di più è quando papà torna dai campi di riso con quello che ha raccolto e ci troviamo tutti insieme a mangiarlo in un patio centrale coperto da un bel tetto in legno intagliato.

Mi diverto molto anche quando vado al mercato con la mamma e la zia. I nostri sono mercati molto allegri. Il profumo di pesce si mescola con quello delle spezie, il fumo delle sigarette ai chiodi di garofano si confonde con quello degli incensi, la vasta varietà di frutta ispira gli artigiani che ne riproducono i colori nei batik. Prima di tornare a casa passiamo dal tempio, abbellito da ibiscus e frangipani, per portare l’offerta agli dei: sugli altari mettiamo delle barchette fatte con le foglie di banano riempite di riso. Durante le cerimonie le offerte sono degli enormi cesti di frutta che le donne portano in testa.

I miei genitori raccontano che la nostra Bali è magica e fino a tanti anni fa pochi erano gli stranieri. Ora invece tanti occidentali si sono trasferiti qui e negli ultimi anni c’è un via vai di surfisti e di turisti che fanno fotografie dappertutto, ai campi a terrazza di riso, alle nostre spiagge, ai pippistrelli e ai nostri templi.

Per loro è strano vedere le nostre mamme, nonne e sorelle fasciate nei loro variopinti sarong con in testa un vassoio pieno di barchette ed incensi per le offerte, e allora mi è venuta una curiosità: voi non avete dei templi colorati come i nostri dove portare riso e fiori?

Non lo so se riceverò una risposta, ma quando sono grande voglio imparare qualche lingua straniera  così tutte le domande le farò personalmente ai turisti.

Ora ti saluto. Se vieni a Bali cercami, sono Wayan della famiglia Ragus, mi farà piacere offrirti un po’ del nostro nasi goreng. Come regalo ti mando un incenso così ti profumerà tutta la casa. Ciao, Wayan.

Un po' di fresco per la Zia

Zia Amaranta ha tanto caldo, soffre anche il cane Poldo.

Per prendere fresco vanno in giardino fin dalle prime ore del mattino,

ma dopo pranzo difficile si fa la situazione ed è dura trovare la soluzione.

Tra un bicchiere di limonata fresca e un altro di the alla pesca

alla Zia d’improvviso una letterina viene in mente,

era arrivata quando il freddo tra le ossa si sente.

La ritrova dopo tanto cercare la Zia non è ordinata… non c’è niente da fare!

Stringendo la missiva nella mano al dondolo del portico si accosta piano.

Si accomoda e, mentre legge, inizia a dondolare

ciò che c’è scritto un po’ di refrigerio le sembra regalare.

Se state boccheggiando e sentite un caldo insopportabile

che queste parole vi regalino un po’ di fresco è molto probabile.

 

Carissima Zia Amaranta BRRR fa tanto freddo qui!

Faccio quasi fatica a scrivere con le mani fasciate dai guanti, ma se non li mettessi mi si gelerebbero le dita!

Mi chiamo Kipanik e sono un eschimese inuit, io e la mia famiglia viviamo nell’Alaska settentrionale.

Qui abbiamo la neve da ottobre a maggio, ma anche quando è estate non fa mai tanto caldo, non riesco ad immaginare cosa si provi a vivere in un paese dove la temperatura è alta, mi sembra strano che ci siano posti dove le persone possono andare in giro con i pantaloni corti e le magliette a maniche corte o addirittura fare il bagno in una piscina all’aperto con l’acqua che non si ghiaccia!

A scuola studio sia l’inglese che la mia lingua tradizionale: l’inuktituk, ma le ore che preferisco di più sono quelle di geografia perché mi diverto a pianificare il giro del mondo che vorrò fare da grande.

Tanti anni fa la mia gente viveva negli igloo, capanne fatte con mattoni di ghiaccio, ora invece la maggior parte di noi abita in confortevoli case di legno ben riscaldate. Una volta ci cibavamo di quello che riuscivamo a cacciare. Degli animali che catturavamo non si buttava via nulla. Oltre alla carne per nutrirci, ad esempio, le pelli di renna o caribù venivano usate dalla nostre donne inuite per realizzare gli indumenti più adatti per coprirci da capo a piedi. Mia nonna racconta che ha imparato a cucire fin da piccola ed è diventata così brava che nessuno era in grado di confezionare gli indumenti con dei punti così stretti da non lasciar passare neanche un filo di gelo. Ora invece ci riforniamo di tutto in grandi supermercati che sono sempre molto forniti. Insomma non ci manca nulla per poter vivere bene … solo un po’ di caldo!

Se mi pensate un po’,  però, sento già un po’ più di caldo!

Un caloroso abbraccio. Kipanik

Non tutti i bambini sono felici

 

Triste letterina ha ricevuto oggi la Zia

Da un luogo dove non regna molta allegria

Se c’è guerra c’è poco da sorridere

In tranquillità è impossibile vivere.

Di provar paura e odio a nessun bambino piace

Vorrebbero poter giocare tra loro in santa pace

Gli intrighi dei grandi ai bambini non suscitano interesse

Hanno bisogno d’amore non di false promesse

Se con gli occhi dell’innocenza a veder le cose potessimo tutti tornare

Rispetto e comprensione per gli altri riusciremmo ai bimbi insegnare

Veder il mondo con gli occhi di un bambino sarebbe un aiuto sicuro

Per assicurare al mondo un pacifico ed evoluto futuro.

 

Shalom Zia Amaranta, mi chiamo David sono ebreo e vivo in Israele, la mia amica si chiama Fatima ed è palestinese.

Io vivevo in Grecia a Patrasso, vicino al mare, andavo tutti i giorni alla spiaggia con i miei amici a giocare e a raccogliere conchiglie, ero molto felice. Un giorno i miei genitori mi hanno detto che tutta la nostra comunità ebrea era stata richiamata in patria. E’ stata una sorpresa perché pensavo che la mia patria fosse la terra dove sono nato e cresciuto, così abbiamo dovuto preparare tutti i bagagli. La sera prima di partire, affacciato alla finestra della mia camera, da dove si vedeva il mare, cercavo di imprimere nella mia mente quel meraviglioso paesaggio. I miei genitori mi avevano detto che anche in Israele avrei trovato il mare quindi sognavo le mie future amicizie con le quali fare interminabili bagni tra onde sconosciute. Invece è da quando sono arrivato che ho tanta paura e non ho per niente voglia di correre in spiaggia. La casa dove abito adesso è circondata da filo spinato, mi hanno detto che prima era la casa di un palestinese e non capisco perché adesso ci abitiamo noi. Da qui vedo un cortile dove gioca la mia amica Fatima con i suoi fratelli. Mi sembrano bambini simpatici, ma tristi come me. L’unica differenza è che io ho l’acqua corrente ed ho le scarpe ai piedi, invece loro giocano a piedi nudi tra la polvere e le macerie. Si, Zia Amaranta, perché la loro casa è stata bombardata e durante il bombardamento sono morte tante persone sia israeliane che palestinesi. Noi bambini non capiamo il perché, io avrei voluto rimanere in Grecia così sarei stato più felice e non avremmo rubato la casa a nessuno.

Fatima mi piace molto, ha lunghi capelli neri e due occhi scuri come la notte, quando sono grande mi piacerebbe sposarla, ma i miei genitori mi sgridano tutte le volte che parlo di lei. Dicono che non posso avere lei ed i suoi fratelli come amici, ma io spesso di nascosto passo loro un po’ della mia merenda e quelle poche volte che vado alla spiaggia, quando non ci vede nessuno, giochiamo a chi tira più lontano i sassi nel mare. Zia Amaranta, ti svelo un segreto: ho deciso che da grande rapisco Fatima e scappiamo a Patrasso, dove abitavo prima. Sono quasi sicuro che Fatima sia d’accordo perché quando mi vede sorride sempre quindi vuol dire che mi vuole un po’ di bene anche se io sono ebreo e lei è palestinese.

David

Zia Amaranta alla Cina si avvicina

La Cina è vicina… la cina è vicina 

Sente spesso dire Zia Amaranta

eppur sa bene che la distanza è tanta

Quando però a scrivere è qualcuno che ormai vive qua,

quel che si dice è pura verità

Poco si conosce di questo lontano paese

che per arrivarci in treno ci vorrebbe quasi un mese.

Bimbi dagli occhi a mandorla ormai son facili da incontrare

E son proprio loro che del loro paese d’origine ci possono raccontare.

Cosa ci sarà quindi scritto nella letterina di questa settimana

che come mittente ha una bimba da poco arrivata dalla Cina lontana?

 

Zia Amaranta sono contenta di scriverti,

sono in Italia da poco tempo. I miei genitori hanno lasciato la Cina per venire in Italia qualche anno fa ed hanno aperto un ristorante cinese. Ora che la loro attività va bene e si sono ambientati, sono venuti a prendermi  per portarmi con loro.

Mi chiamo Li Xian Yan, vado in una scuola italiana, ma faccio molta fatica ad imparare la tua lingua perché è molto diversa dal cinese sia per come si scrive che per come si parla. Spero di impararla bene al più presto senza però dimenticare il cinese e gli ideogrammi che avevo appreso nei miei primi anni di scuola fatti in Cina.

Ho molta nostalgia del quartiere dove vivevo, mi mancano i nonni e le mie amiche.  Anche se a scuola dovevo andare con la divisa e non potevo tenere i capelli sciolti, ero abituata e capivo tutto quello che mi dicevano gli insegnanti.

Mi mancano molto le feste tradizionali, soprattutto la grande festa del capodanno cinese.

E’ una delle più importanti feste che celebra l'inizio del nuovo anno secondo il nostro calendario. Dura 15 giorni e la cerimonia che mi piace di più e quella della danza del drago.

Durante questa danza, che è simbolo di buona sorte e di prosperità per l'anno nuovo, un gruppo di persone porta il corpo del drago e imitano i movimenti dello spirito delle acque in una maniera sinuosa ed ondulata.

La cosa che mi manca di meno invece è il cibo, perché nel ristorante dei miei genitori si mangia davvero bene. I ravioli al vapore ed il gelato fritto sono i piatti che mi piacciono di più. Mi hanno detto che gli italiani pensano che i cinesi mangiano i gatti, io non lo so cosa fanno gli altri cinesi, ma di certo io non li mangio e i miei genitori non li cucinano nel loro ristorante!

Spesso di sera sto al ristorante e mi diverto a guardare i clienti italiani che tentano di mangiare il riso con le bacchette, sono davvero buffi: sono di  più i chicchi che finiscono sulla tovaglia di quelli che finiscono in bocca!

Spero di vederti qualche volta nel ristorante dei miei genitori. Per Zia Amaranta chiederò di preparare doppia porzione di involtini primavera! Avvisami se vieni che porto da farti vedere qualche foto della grande Cina con la sua Città Proibita e la sua lunga Muraglia.

Ciao da Li Xian Yan

La Cina è vicina… la cina è vicina 

Sente spesso dire Zia Amaranta

eppur sa bene che la distanza è tanta

Quando però a scrivere è qualcuno che ormai vive qua,

quel che si dice è pura verità

Poco si conosce di questo lontano paese

che per arrivarci in treno ci vorrebbe quasi un mese.

Bimbi dagli occhi a mandorla ormai son facili da incontrare

E son proprio loro che del loro paese d’origine ci possono raccontare.

Cosa ci sarà quindi scritto nella letterina di questa settimana

che come mittente ha una bimba da poco arrivata dalla Cina lontana?

 

Zia Amaranta sono contenta di scriverti,

sono in Italia da poco tempo. I miei genitori hanno lasciato la Cina per venire in Italia qualche anno fa ed hanno aperto un ristorante cinese. Ora che la loro attività va bene e si sono ambientati, sono venuti a prendermi  per portarmi con loro.

Mi chiamo Li Xian Yan, vado in una scuola italiana, ma faccio molta fatica ad imparare la tua lingua perché è molto diversa dal cinese sia per come si scrive che per come si parla. Spero di impararla bene al più presto senza però dimenticare il cinese e gli ideogrammi che avevo appreso nei miei primi anni di scuola fatti in Cina.

Ho molta nostalgia del quartiere dove vivevo, mi mancano i nonni e le mie amiche.  Anche se a scuola dovevo andare con la divisa e non potevo tenere i capelli sciolti, ero abituata e capivo tutto quello che mi dicevano gli insegnanti.

Mi mancano molto le feste tradizionali, soprattutto la grande festa del capodanno cinese.

E’ una delle più importanti feste che celebra l'inizio del nuovo anno secondo il nostro calendario. Dura 15 giorni e la cerimonia che mi piace di più e quella della danza del drago.

Durante questa danza, che è simbolo di buona sorte e di prosperità per l'anno nuovo, un gruppo di persone porta il corpo del drago e imitano i movimenti dello spirito delle acque in una maniera sinuosa ed ondulata.

La cosa che mi manca di meno invece è il cibo, perché nel ristorante dei miei genitori si mangia davvero bene. I ravioli al vapore ed il gelato fritto sono i piatti che mi piacciono di più. Mi hanno detto che gli italiani pensano che i cinesi mangiano i gatti, io non lo so cosa fanno gli altri cinesi, ma di certo io non li mangio e i miei genitori non li cucinano nel loro ristorante!

Spesso di sera sto al ristorante e mi diverto a guardare i clienti italiani che tentano di mangiare il riso con le bacchette, sono davvero buffi: sono di  più i chicchi che finiscono sulla tovaglia di quelli che finiscono in bocca!

Spero di vederti qualche volta nel ristorante dei miei genitori. Per Zia Amaranta chiederò di preparare doppia porzione di involtini primavera! Avvisami se vieni che porto da farti vedere qualche foto della grande Cina con la sua Città Proibita e la sua lunga Muraglia.

Ciao da Li Xian Yan

Dal deserto con furore... anzi con calore!

Agosto col suo caldo se n’è andato via

ed è decisamente contenta la Zia.

Lei è una tipa che l’afa non sopporta

quindi se arriva l’autunno poco le importa,

anzi con il freddo è tutta frizzantina

e con felicità si accinge a leggere una nuova letterina.

Proprio da un luogo caldissimo è arrivata,

solo ad aprire la busta la Zia si sente tutta sudata,

ma cose interessanti contiene

quindi perdere tempo non conviene….

 

 

 

 

 

 

Salam Zia Amaranta,

mi chiamo Imne e abito vicino ad Agadir nel sud del  Marocco.  Sono una bambina berbera e le origini della mia popolazione è molto antica. Ormai si sono perse quasi tutte le vecchie tradizioni e quasi più nessuno parla berbero. Io stessa conosco solo qualche parola perché la lingua che si impara a scuola è l’arabo.

Ho un fratello ed una sorella più grandi di me, Taher e Jamila  e due fratelli gemelli più piccoli, Assan ed Assin.

Abbiamo qualche capretta. Mio padre e mio fratello Taher  le mungono tutti i giorni per fare burro e ricotta da vendere  al  mercato. Mia mamma Saida, e mia sorella Jamila lavorano in una cooperativa dove producono l’Olio D’Argan. La nostra popolazione lo usa da sempre, ma da qualche anno  è stato scoperto anche dagli europei e dagli americani che, avendone conosciuto le innumerevoli proprietà,  fanno la gara per portarne in quantità nei loro paesi. Loro lo usano per fare prodotti di bellezza, noi invece l’abbiamo sempre usato come alimento e per tenere sana la pelle.

La mamma  e Jamila sono contente di lavorare in cooperativa perché prendono uno stipendio e possono contribuire a mantenere la famiglia. E’ stato proprio qui che la mamma ha imparato a scrivere e mi racconta che è stato emozionante quando per la prima volta è riuscita a scrivere di suo pugno la quantità di olio da lei estratto. I primi tempi il papà non era  molto contento che la mamma andasse al lavoro, ma poi si è reso conto che, da quando c’è questa opportunità, stiamo tutti molto meglio e non ha detto nulla quando anche mia sorella ha voluto  seguire le orme della mamma.

Mentre la mamma e Jamila sono al lavoro, io bado alla casa, preparo i pasti e curo i gemellini, ma non vedo l’ora di crescere per andare anch’io in cooperativa per imparare un buon lavoro e per dare il cambio alla mamma che inizia ad essere molto stanca.

Cara Zia Amaranta, mi ha fatto piacere avere l’occasione di presentarmi , nelle mie preghiere ad Allah ci sarà sempre un pensiero anche per te.

Salam aleikum

Imne

 

 

 

 

 

Da un paese di mare, arcobaleni, fate e folletti,

che si diverton a fare mille e mille scherzetti,

arriva questa volta la bella letterina

scritta da una simpatica e orgogliosa bambina.

Mai questa bimba vorrebbe lasciare il suo romantico paese

anche se da grande di certo viaggerà a destra e a manca per qualche mese.

Mete affascinanti e invitanti la chiamano dall’orizzonte,

e riesce a veder lontano se sale sopra al monte.

Una barca alla costa si sta per avvicinare:

è suo padre che dalla pesca sta per ritornare.

Zia Amaranta chiudendo gli occhi immagina un arco colorato

che dal cielo nel mare fa un tuffo fatato.

Su questo magico ponte la Zia sogna di camminare

per attraversare le nuvole e in Irlanda presto poter arrivare.

 

Carissima Zia Amaranta,

Mi chiamo Sinéad e vivo nella piccola cittadina costiera di Baltimóre, a sud ovest dell’Irlanda. Il mio è un paese di pescatori con qualche turista occasionale, tedesco, olandese o americano, che ci viene a trovare un po’ in tutte le stagioni. Infatti mia mamma gestisce un bed and breakfast, che è una piccola pensione familiare in cui si dà anche la colazione. E la colazione che offriamo noi è proprio grande! Uova, bacon (che è un tipo di pancetta affumicata), salsicce e sanguinaccio, pane tostato, burro e marmellate fatte in casa! Mia sorella Siobhan (che si pronuncia Scivón) aiuta mia mamma a mandare avanti il bed and breakfast. Lei è grande, studia alle superiori e quando ha tempo libero si diverte un sacco a parlare coi turisti per allenarsi nelle lingue che ha imparato a scuola.
Mio fratello Aidan invece vorrebbe diventare pescatore come nostro padre, anche se ha solo otto anni! Eh già, mio papà ha un piccolo peschereccio, proprio una barchetta graziosa dipinta di viola e di azzurro. Assieme a mio zio Séan portano il pesce ogni giorno al mercato locale.
Facciamo una vita semplice, e non la vorrei mai cambiare. Almeno per il momento, quando cresco poi chissà. Spesso la mattina, mentre mi preparo per andare a scuola, guardo l’oceano dalla finestra della mia camera e penso che sarebbe bello andare dall’altra parte, in America. Mi piacerebbe viaggiare, un giorno, ma per tornare sempre qui dopo. Mi piace tutto del mio paesino, il molo con le foche che vengono a trovare i pescatori, sperando in qualche pesce avanzato. Le case dai colori tutti diversi (qui non ci si perde mai, neppure con la nebbia). Il pub del vecchio Dave, dove gli anziani si ritrovano a suonare musica tradizionale ogni giovedì sera. Spesso il nonno porta me e mio fratello, mangiamo zuppa di pesce fumante e Dave ci offre sempre l’aranciata. Battiamo i piedi a tempo e quando suonano le reel ci coinvolgono sempre a ballare. Io comunque studio danza tradizionale anche a scuola, è una delle materie obbligatorie assieme al gaelico irlandese, che è una lingua proprio difficile. La nostra è una piccola scuola molto simpatica: siamo dieci bambini per classe e ci conosciamo tutti!
Dimenticavo, ho anche due gatti: Tiger (chiamato così perché assomiglia proprio ad una piccola tigre) e Joyce (chiamato così da mia mamma in omaggio al grande scrittore irlandese). Sono grossi e hanno tanto pelo, che serve quando qui tira vento!
Venite a trovarci, vi aspettiamo. Vi ospiteremmo nel nostro bed and breakfast, naturalmente gratis. Mio padre vi preparerebbe la sua famosa zuppa di granchio e mia madre il suo pane di segale fatto in casa, che piace tanto a tutti i nostri ospiti. Se vi abituate un po’ alla pioggia che arriva sempre all’improvviso e all’improvviso se ne va, penso che questo posto vi piacerà. In salotto c’è il caminetto sempre acceso e qualcuno sempre disposto a chiaccherare. L’aria profuma sempre di vento e di mare e la gente ti saluta per strada anche se non ti conosce. Perché come diciamo da queste parti, non si può capire la gioia di un altro finché non si impara a sorridere.

Slán (che vuol dire arrivederci in irlandese) e spero di vederti presto.

Sinéad

Con la collaborazione di Martina

Su un arcobaleno,

la missiva per la Zia arriva in un baleno

Con segnali di fumo a Zia Amaranta arriva un messaggio.

Orsù, leggiamo la missiva… dai coraggio!

Una bimba indiana il suo sogno ci va a svelare,

ci auguriamo tutti che si possa avverare.

Alla madre terra è intimamente legata,

anche se tristi storie dalle sue tradizioni l’hanno separata,

ma la speranza, si sa, mai deve svanire,

è una luce che scalda il cuore, meglio non farla sparire.

Che dire quindi… buona lettura

… e… meditate… per una migliore vita futura!

 

Ciao Zia Amaranta,

mi chiamo WAKANDA sono sioux. Ho 10 anni e vivo in una riserva. La riserva è il luogo dove noi indiani d’America viviamo da quando i visi pallidi ci hanno cacciato dalle nostre terre.

Il mio nome significa che ho dei poteri magici e forse è vero perché, quando mia mamma KIMMELA, che significa “donna farfalla”,  mi canta lunghe nenie sioux,  mi sembra di essere già grande e mi vedo in uno dei villaggi dove hanno vissuto le mie antenate.

Sogno di essere sposata con HOWAHKAN il cui nome significa “voce misteriosa” e di avere due bei bambini: EHAWEE “fanciulla che ride” e  OHITEKAH “coraggioso”.

Nella mia pancia sta crescendo un altro piccolino e, se è maschio, lo chiamerò AMITOLA che significa “arcobaleno”. Una leggenda racconta che il primo disegno a colori è stato dipinto sulle nuvole da un capo indiano che si chiamava AMITOLA. Vorrei che la vita del piccolino che nascerà e quella dei suoi fratellini sia allegra e colorata proprio come quel magico arco nel cielo.

Nel villaggio i bimbi crescono felici e liberi, non ci sono scuole, non ci sono orari, è la natura che detta i suoi ritmi ed è la natura che regala i giochi più incredibili per farli crescere sicuri di sé e in armonia con tutto e tutti.

Mentre Ehawee e Ohitekah cercano fiori e pietre per fare una piccola opera d’arte, io raccolgo muschio fresco che serve da pannolino per i più piccolini, ci sediamo poi tutti insieme attorno al fuoco e mi vedo preparare una morbidissima sacca per il bimbo che sta per nascere, la decorerò con tantissime perline colorate così si trasformerà in un vero arcobaleno.

Mi vedo poi preparare un’abbondante cena così ci sarà cibo per chi volesse farci visita. Domattina, dopo una notte serena nella nostra accogliente tenda, il mio amato compagno di vita mi spazzolerà i capelli con una coda di porcospino, mi farà delle ordinate trecce e mi dipingerà il viso, così la mia pelle sarà protetta da vento…freddo e sole.

Il canto di mia mamma finisce e io mi ritrovo ancora nella riserva, ma ho il sorriso sulle labbra perché la mia gente si sta accordando con i potenti per riavere indietro le nostre terre e sono sicura che prima o poi riusciremo a recuperare e a mantenere vive tutte le nostre tradizioni. Ormai sono tanti i visi pallidi che iniziano a capire quanto sia indispensabile conoscere, capire ed avere rispetto della natura per potersi salvare così si avvicinano alla nostra cultura.

Ti saluto e ti abbraccio forte forte  Zia Amaranta, le coccole purtroppo sono finite…

Tua Wakanda.

Segnali di fumo per la Zia

Dal Giappone, che allegria,

ecco la lettera per la Zia

Dal Giappone… che allegria, arriva una lettera per la Zia!

Di un bel parco il bimbo parlerà,

quel che ha fatto ci racconterà.

Il paese dei ciliegi è molto affascinante,

è un peccato sia così distante!

Zia Amaranta pensa che sarebbe bello un giorno andarlo a visitare

e con tanti bimbi dagli occhi a mandorla poter giocare!

 

Konnichiwa Zia Amaranta, sono Daiki, ho 8 anni e vivo a Kyoto in Giappone.

So che tanti bimbi ti scrivono per parlare di loro, Io ho deciso di scriverti perché Domenica i miei genitori mi hanno portato in un luogo bellissimo e vorrei raccontarti questa esperienza al Parco di Arashiyama. Tutti dovrebbero visitarlo quando vengono in Giappone! 

Questo immenso parco si trova fuori dal centro città, infatti ci siamo andati in treno.

Per entrare nel parco abbiamo attraversato il Ponte Togetsukyo che significa "ponte che attraversa la luna”.

Questa è una stagione bellissima per visitare il parco perché il colori autunnali lo rendono ancora più magico, alcuni amici sono andati alla fioritura dei ciliegi e mi hanno detto che il parco sembrava immerso nella panna montata.

Camminando siamo arrivati al Tempio Tenryuji. Mio papà mi ha raccontato che è vecchissimo: addirittura del 1339, è davvero tanto tanto tempo fa! Secondo me neanche tu Zia Amaranta sei così vecchia! La cosa più bella è il giardino del tempio perché è ancora come quando l’hanno costruito i nostri avi.

In casa abbiamo tanti oggetti e pezzi d'arte in bambu, così sono stato contento di visitare i boschetti di bambù… li chiamano boschetti, ma è una vera e propria foresta con bambù talmente alti che non si vedeva la fine!

La cosa più divertente, però, è stato il parco delle scimmie di  Iwatayama dove ho visto tante scimmie selvatiche che vivono nelle montagne boscose di Arashiyama.

E’ stato stancante arrivare in cima perché si deve camminare tanto, ma è talmente emozionante che non mi sono neanche accordo della strada. Ho incontrato tante scimmie sugli alberi e lungo la strada, ma la cosa che mi ha lasciato senza fiato è stato quando siamo arrivati in cima e ho visto un centinaio di scimmie completamente libere! E’ una specie di zoo al contrario infatti l’unica gabbia esistente è quella per gli uomini! La gabbia serve per non farsi assalire dalle scimmie quando si vuol dar loro da mangiare cibi appositi.

 

Mi sarebbe piaciuto fare anche una gita in barca lungo il fiume Hozu per attraversare il canyon e alcune rapide ma si è fatto tardi, quindi abbiamo dovuto prendere di nuovo il treno e tornare a casa.

Dovevo riposarmi perché il mattino dopo mi aspettava una giornata impegnativa. Nella mia scuola a turno noi alunni impariamo a tenere la classe e la scuola in ordine e pulita, è un compito di grande responsabilità e il giorno dopo sarebbe toccato a me, ero molto agitato e ho dormito pochissimo, ma sono riuscito a svolgere al meglio questa importante attività e tutto è andato per il meglio!

A presto Zia Amaranta, se visito altri luoghi interessanti ti scriverò ancora!

Un abbraccio… genki de

Daiki

Da qualche tempo a Fatazia,

che si sa è dove vive la Zia,

ogni tanto arriva la simpatica Martina

e porta con sé qualche letterina.

Una volta portò una missiva che giungeva dall'Irlanda,

ora invece il timbro è di una città dell'Islanda.

Il piccolo Olafur ghiacciai e vulcani ci vuole far conoscere

cosa di bello ha da dirci vediamo un pò di leggere.  

 

Cara Zia Amaranta,

Sono Ólafur e vivo a Reykjavík, la capitale della mia piccola e bellissima isola, l’Islanda.

La mia è una terra particolare, sai? Siamo poco più di 300.000 abitanti e tutti di origine scandinava: praticamente una grande famiglia! Ho undici anni e vado a scuola, come tutti i miei coetanei.

Da noi l’analfabetismo non esiste e tutti vanno all’università. Da grande voglio fare il geologo: è lo scienziato che studia la terra e tutti i suoi fenomeni. Io studierò i vulcani, perché sulla nostra isola ce ne sono più di 200.

Non si può dire che abbiamo problemi con il riscaldamento… e meno male. perché l’Islanda è molto a nord dell’Europa. D’estate ci sono giornate lunghissime e luminose, ma d’inverno abbiamo giornate corte e fa buio molto presto. Ma nonostante i ghiacciai, i nostri vulcani e le nostre terme ci rendono gli inverni miti e tutto sommato piacevoli. Tutta l’energia che fa andare avanti i nostri caloriferi viene dai vapori delle terme.Il mio piatto preferito è il pesce, specialmente il salmone e l’aringa. Se ne pescano in abbondanza qui attorno! Sono buoni affumicati oppure cucinati con le patate.

Vulcani e pesce non sono le uniche cose interessanti della nostra isola. Nelle notti d’inverno spesso si vedono in cielo le aurore boreali: sono come immensi tendoni di luce colorata, che svolazzano all’alba. Uno spettacolo davvero unico. Vale davvero la pena alzarsi presto per vederle, a volte.Noi siamo l’estremità più a nord dell’Europa, ma non per questo ci piace stare isolati! Ogni anno ci vengono a trovare tanti turisti. La nostra terra un po’ strana e brulla piace a tanti.

Quando mi verrai a trovare? Ti porterei in giro tra soffioni e geyser: stai attenta però, sono getti di acqua bollente!

Ti mando un abbraccio, nel frattempo.

Fuori è già buio e devo andare a letto. Mi leggerò un libro di storie dei nostri antenati vichinghi, che colonizzarono quest’isola e la resero tranquilla e indipendente, tanti secoli fa.

Pensa, siamo tanto contenti adesso che non abbiamo neanche un esercito. E che ce ne faremmo? Per me, tutti sono amici.

A presto

Ólafur

Ghiaccio e Zampilli dall'Islanda

Dalla Polinesia sole e mare,

uno dei luoghi dove la Zia vorrebbe andare

Da un dolce aroma di vaniglia Zia Amaranta viene svegliata questa mattina

Sul comodino vicino al lettone è in attesa di essere aperta una nuova letterina

Ma da dove arriverà questa portatrice di profumi deliziosi ed esotici?

Mmmm… no … il mittente non è di certo l’abitante di paesi nordici.

Annusa e riannusa la zia con crescente curiosità

Spia nella busta che durante il viaggio si è aperta per metà

E alla fine cede alla tentazione

E la apre subito ancor prima di far colazione!

                                                           

Aloha Zia Amaranta,

mi chiamo Maeva e vivo a Tahaa piccola isola che fa parte delle isole Sottovento nel bel mezzo dell’arcipelago più bello del mondo: La Polinesia.

La mia isola sembra quasi un trifoglio, é piuttosto piccola e molto selvaggia, con tantissima vegetazione e fiori esotici, E’ conosciuta come l'isola di vaniglia perché abbiamo tante coltivazioni di questa pianta e, siccome ne facciamo seccare all’aria il baccello,  il suo profumo si sente nell’aria e si mischia con quello di thiarè.

La strada principale corre proprio lungo la riva del mare e da lì il panorama è proprio bello soprattutto al tramonto. Da lontano si vedono gli isolotti in mezzo al mare, si vedono volare un sacco di gabbiani e spesso tra le onde sguazzano i delfini. Qua e là si intravedono le palafitte, dove si coltivano le perle scure.

Un’altra caratteristica della mia isola è che in giro si trovano un sacco di galli e galline. Spesso le galline si intrufolano nei giardini delle case per covare tranquillamente le loro uova così si vedono vagare in piena serenità schiere di gallinelle con dietro i loro pulcini. Il problema sono i galli perché se non li si caccia si mettono sotto le finestre e iniziano a cantare alle due di notte e vanno avanti fino all’alba!

Come tutti sulla mia isola, anche io abito con la mia famiglia in una piccola casa vicino alla riva ed abbiamo il nostro angolo di spiaggia. Per andare sulle altra isole usiamo la canoa.

A Tahaa c’è solo l’indispensabile per vivere: in un unico ufficio c’è il municipio e la posta, c’è la farmacia e qualche piccolo negozio. Non abbiamo attrazioni turistiche, ci divertiamo con poco e, come tutti i polinesiani, viviamo di musica e di danza.

Spesso tra vahine, le ragazze che ballano, ci si trova sulla spiaggia a improvvisare antiche e coinvolgenti danze in pareo. La danza per noi è un vero e proprio rito per accogliere gli ospiti, per salutare chi parte, per onorare le divinità, per sfidare i nemici o per accompagnare celebrazioni solenne e a tutti è permesso di ballare al suono di strumenti costruiti con legno e pelli animali.

A proposito di danze e musica, nella capitale Papetee, da 128 anni tra giugno e luglio si riuniscono gli abitanti di tutti gli arcipelaghii per partecipare alla HEIVA chiamata anche La celebrazione della Vita. Si è tutti abbigliati con i costumi tradizionali e ci si sfida in gare di danza, interpretate dalle vahine, di canto, di scultura, di canoa a bilanciere, di sollevamento pietre, di lancio del giavellotto, in performance di agilità e dimostrazioni di tatuaggio e alla fine si eleggono  Miss e Mister Heiva, un concorso di bellezza seguitissimo in

tutto il paese, che trasforma i vincitori in vere celebrità.

Spero di averti incuriosita con questa mia letterina…

Un abbraccio

 

Maeva

Come la Zia conobbe Babbo Natale

 

Per Zia Amaranta è più che normale

essere amica di Babbo Natale

Il primo incontro mai potrà dimenticare

ed oggi ve lo vuole proprio raccontare.

Una fredda sera di tanti anni fa stava per recarsi a letto la zia

quando fu sorpresa da una dolce melodia.

Era il suono che l’arrivo della neve annunciava,

era proprio quello che con trepidazione aspettava.

Era un’abitudine che quando il mondo di bianco si copriva

in alto nel cielo la slitta di Babbo Natale appariva.

Con il naso all’insù Zia Amaranta si mise a guardare

finché l’uomo barbuto con le sue renne non vide passare,

ma mentre le altre volte un rapido saluto le inviava,

questa volta la slitta poco per volta verso terra scendeva,

con stupore la slitta nel suo giardino vide atterrare,

era agitata e non sapeva più cosa fare.

Con emozione a Babbo Natale si avvicinò

e con la voce tremante si presentò.

Babbo Natale aveva bisogno di un grande favore,

per la Zia aiutarlo sarebbe stato un grande onore.

Una delle renne il raffreddore si era beccata

e non riusciva a guarire anche se era imbacuccata,

a ogni starnuto tutto sussultava

e ogni volta qualche regalo dalla slitta precipitava.

Babbo Natale era pensieroso e preoccupato:

continuando così nessun regalo a destinazione sarebbe arrivato.

Il fedele animale di una notte di riposo al caldo aveva bisogno

e alla zia di poter chiacchierare con Babbo Natale sembrava un sogno.

Vicino al cavallo Ambrogio ogni renna fu sistemata

e per quella malata una morbida coperta fu riscaldata.

Dopo aver dato loro e da bere e da mangiare

la Zia invitò Babbo Natale in casa per potersi rifocillare.

Il vecchietto un gran simpaticone si rivelò

E tantissimi aneddoti alla zia raccontò.

Le disse che prima di girare il mondo a portar doni di Natale

Era un vecchietto più che normale,

buono e generoso e gli piaceva il legno intagliare,

e un anno sentì che per Natale allegria a tanti bimbi voleva portare.

Pensa e ripensa e una idea la sua mente illuminò,

a tutti i suoi più cari amici ne parlò.

Creò un team di persone che ancora adesso è perfetto

e insieme misero un piedi un enorme progetto.

Lui in persona i primi giochi costruì

e per come farli ad elfi e folletti delle lezioni impartì.

Della consegna Babbo Natale si doveva occupare,

non sapeva proprio come fare.

Indisse un concorso a premi

per valutare i vari sistemi.

Tra le tante idee una era proprio stramba

chi l’ha avuta non è stato molto in gamba:

fu brevettato un cannone spara regali

che al momento ebbe consensi senza eguali,

ma quando tante lamentele iniziarono ad arrivare

perché i pacchi sulle teste dei bimbi non facevan che atterrare.

Babbo Natale distrusse il cannone nel giro di qualche minuto

anche perché un’altra idea aveva appena avuto.

Organizzò un casting internazionale

ed ebbe un successo eccezionale.

I suoi sosia nel mondo voleva cercare

solo così tanti aiuti avrebbe potuto trovare.

La maggior parte dei suoi amici lo guardarono storto

ma alla resa dei conti non ha avuto torto!

E’ per questo che di Babbi Natale in giro ce ne sono tanti.

Non son tutti originali, ma hanno il brevetto… tutti quanti.

Al caldo tra un racconto e l’altro, Babbo Natale era riuscito a rilassarsi,

si era fatto tardi e la zia si accorse che il nuovo amico stava per addormentarsi,

con una coperta in più per la notte lo coprì

e nel mondo dei sogni subito partì.

Presto all’alba con un rumore di campanelli la zia si svegliò

e non appena alla finestra si affacciò

un’ombra dalla scia dorata verso il cielo vide volare:

era la slitta di Babbo Natale e la Zia non poté fare altro che agitar la mano e salutare.

 

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